venerdì 21 novembre 2008

Noviembre


Strano come gli ingranaggi della memoria funzionino alcune volte.
Proprio quelle volte in cui credi di aver conservato il nocciolo del ricordo, la parte più bella del momento passato... ed invece di quel ricordo evochi solo attimi di immagini quasi banali, così apparentemente "insignificanti" che si andranno ad incasellare dritto dritto nella tua beneamata memoria lungo termine.
A me è capitato di notarlo proprio qualche giorno fa, mentre pensavo all'ultimo anno passato nella mia nuova città.
Il risultato è stato singolare e disatteso, forse anche buffo, sì perché quando adesso mi guardo intorno mentre cammino nel mio ambiente adottivo, galleggiano in superficie i momenti in cui...

... scoprii per la prima volta una scorciatoia per tornare a casa
... sentii il profumo del mio portone che evocò quello delle case affittate da piccola al mare
... vidi appoggiarsi una tortorella sul mio balcone
... mi coprii dal vento freddo che il passato novembre soffiò nel giardino della biblioteca, il primo pomeriggio in cui ero a casa da sola.
... la prima sigaretta del mattino che superato il peggio ho per fortuna smesso
... le luci delle macchine del parcheggio che riflettevano sopra il soffitto della camera da letto in inverno
... il canto delle cicale in luglio
... l'arrivo della linea telefonica...
... e quei due bar che, nella mattina del primo giorno di lavoro e quel pomeriggio prima di reclamare all'ufficio del padrone di casa, furono la salvezza del mio ululante intestino.

Non sarà poetico, però adesso quando ci passo davanti sorrido... e forse ciò che prima mi appariva del tutto estraneo, ora è diventato casa.


giovedì 20 novembre 2008

AbraCadabra


Se mi guardi sono solo una bambina che si porta dietro il suo scrigno di tesori,
sono quella che ti appare in sogno mentre pensa davanti alla finestra
quella che con lo sguardo perso nel vuoto, sta ingenuamente parlando con la sua fatina...
immaginaria dirai tu,
vera coreggerebbe lei.
Sì perché lei la vedeva davvero.
Se mi guardi sono ancora la che aspetta consigli su come non farti litigare quella sera, il mattino dopo, la cena seguente.
Se mi spii, sono la bimba che silenziosamente si metteva a dormire accanto al letto per sentirti ancora respirare.
La bambina che sapeva di non essere il tuo cane da guardia... eppure ti controllava, ti guardava, ti osservava.
Ma tu non la vedevi mai e lei lo sapeva perché... perché era una bambina magica che poteva anche diventare invisibile.
Così quando ti chiamava e non la sentivi lei sapeva il perché: era stata troppo brava nel suo incantesimo... nessuno la vedeva, nessuno la sentiva.

Iniziò il suo apprendistato di magia molto presto:
  • la sua scuola la faceva affacciata dalla finestrella del bagno della nonna, il pomeriggio dopo la scuola, così nessuno poteva sorprenderla a parlare con Frizzi...
  • sopra un quadernetto scriveva le formule magiche per non dimenticarle...
  • insieme decidevano che argomenti portare a tavola quella sera: era vietato perlare di donne e uomini, di soldi e di regali ai parenti (a Natale o nei compleanni, Battesimi e così via)
  • Il coltello più appuntito doveva capitare a lei e la sua sorellina, quelli arrotondati potevate tenerli, se c'erano piatti e bicchieri spaiati, quelli comuni andavano sempre a voi... così in questo modo avreste avuto lo stesso pensiero (stessi piatti stesso pensiero, facile no?)
  • se la luce della camera da letto rimaneva accesa troppo a lungo scattava l'allarme, se rimaneva spenta si poteva dormire tranquilli, forse.
  • Al mare non era possibile litigare (era magico)... poi però capii che non era proprio così per voi
  • Se la bimba riusciva a vestirsi, a scartare un cioccolatino o raccogliere qualcosa da terra velocemente, prima del finire del suono delle campane o di una pubblicità o di una canzone, il desiderio espresso si sarebbe avverato.
Eccola... te la ricordi? La vedi ancora? Lo so che non la vedi più...
... E' andata via.
Sta imparando nuove magie, senza la magia.
La vedrai ancora tante volte nei tuoi sogni, nella solitudine che provi quando ti guardi in giro e non la trovi... nelle foto che rimetterai in luce sopra il tuo comodino.
No non è più nel bagno della nonna, non è più chiusa nella sua cameretta a disegnare fatine o preparare festicciole, no.
Credi sia invisibile per una sorta di magia?
Spiacente mamma, papà... lei è andata via davvero.



mercoledì 5 novembre 2008

Il ragazzo del tempo



Il ragazzo del tempo si sveglia e vede che è già mattina.
Non s'infila le ciabatte ma salta giù dal letto e corre a vedere subito se fuori piove o c'è il sole.
Fa così ogni giorno da 500 anni.
Lo fa perché il mestiere di chi informa la terra, se prendere l'ombrello o meno non è da tutti.
Il ragazzo corre scalzo, perché dove abita lui non c'è il pavimento di marmo
non ci sono i fili d'erba, zucchero sì, quello tanto... a volontà.
Indossa alle volte delle speciali calze anti zucchero. 
Speciali per evitare che i piedi si appiccichino, ovvio.
Il ragazzo si sveglia da 500 anni e fa sempre le stesse cose, non è mai stanco perché è nato per quello. 
Destino, sulla terra lo chiamano, ma lui preferisce chiamarlo come lo chiamano dalle sue parti: Amore.
Il nonno di suo nonno di suo nonno ed anche il suo papà facevano lo stesso.
La sua mamma no perché si chiama Aria... ed è lei che le dice se arriverà la pioggia oppure il sole.
Non l'ha mai vista, la può solo sentire...
infatti il ragazzo tempo si sveglia in fretta perché non vuole perdere quell'attimo...
l'unico attimo in cui, con un bacio la mamma gli svela il segreto del tempo che farà.
La vede arrivare da lontano sulla sua carovana gitana di nuvole,
bellissima quando è avvolta nella sua gonna di neve...
stupenda, quando il suo bacio è bagnato di rugiada del mattino.

Il nonno di suo nonno di suo nonno non hanno mai cambiato mestiere.
Neanche il suo papà.
Ed il ragazzo Tempo lo sa perché, anche se non glielo hanno mai detto.
Aria porta con sè il mistero di quel patto, la motivazione dischiusa sulle sue labbra.
Il ragazzo del tempo lo sente il suo destino,
allora rimane con la guancia sospesa sulla ringhiera del balcone... in attesa.
Il fresco leggero della sua carezza, 
altro non è che il rinnovo segreto di quella promessa ... ogni nuova mattina.



martedì 4 novembre 2008

dentro/fuori


Ora sento le gocce di pioggia
le sento cadere dal balcone del sesto piano,
al quinto ci siamo noi.
Dentro
si sente l'eco delle mie parole
che sono la pioggia la fuori.
Fuori, che sono il tintinnio qua dentro.

lunedì 3 novembre 2008

L' attesa













A
ttendere che si faccia sera, attendere che sia pronta la cena,
attendere il tuo arrivo
attendere che il treno parta, attendere una tua risposta
magari dopo una mia domanda.
Attendere che arrivi domani, attendere che spiova
attendere la neve a Natale
...
attendere una stella cadente
attendere che la notte finisca,
attendere dopo il lampo solo il rumore del tuono
attendere dopo la tempesta anche l'arcobaleno
... ma una sola volta è stato bello davvero...

Attendere che le tue mani mi sfiorino
che i panni si asciughino al sole
attendere un viaggio
attendere un figlio
attendere che la vita cominci ogni giorno
attendere una nuova resurrezione...
il miracolo del sole che muore
l'affievolirsi di un vecchio dolore...
l'attesa che germogli la mattina
l'attesa della prima volta
l'attesa dell'attesa
...
l'attesa di una sorpresa romantica
l'attesa di un tuo bacio
o di un fiore rubato...