
Diciamo che uno non sceglie proprio di essere ciò che vuole... perché se fosse così, allora dovrei ammettere qualche erroruccio nelle valutazioni in itinere della mia crescita.
Nasciamo con un bagaglio biologico personale, questo è scientificamente provato.
Ma non ho ancora capito dove sia il bello, visto che una volta fuori utero, tenteranno di annientarlo.
Così un bel giorno, dopo aver finalmente rotto le sbarre famigliari, limate per anni con il tagliaunghie di Barbie, ti accorgi che quelle mentali (di sbarre) te le sei portate dietro.
Grandioso.
Sì, perché se prima tutte le tue attente e diaboliche strategie di fuga servivano a sopravvivere dietro quelle sbarre, ora che sei fuori non puoi più adoperarle... a meno che tu non iniziassi a simularne una nuova di gabbia.
Acc... che strano collegamento in libera associazone... (ci penserò su)
Immaginatemi ora come davanti al mio armadio, con tutti i vestiti appesi. La valigia che mi sono portata dietro l'ho svuotata nella mia nuova casa, ma nessun abito ora sembra essere adatto alla situazione.
Un disastro perché nudi mica si può uscire.
Così oggi ho avuto la conferma. Siamo costruiti davvero su ciò che viviamo e su ciò che sentiamo perché il resto, il bagaglio iniziale, può solo modificare in meglio o in peggio il risultato finale.
Sembra una burla così detta.
Ma se è triste scoprirla quando il tuo bagaglio non va, è positivo il fatto di accorgesene attraverso millemila segnali che corpo e mente ti danno.
E non è una frase fatta il suggerire di ascoltarli, perché nessuno al posto loro verrà a dirvelo questo è certo.
Di questa situazione si può tirar fuori un dramma ma si può anche riderne, a me la scelta.
Considerando a mio vantaggio il fatto che io i segnali li ho ascoltati, non mi resta che scegliere volutamente di mettermi all'opera per un ... come posso chiamarlo adesso... cambio di stagione?
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